martedì 7 aprile 2015

I laboratori di “digital painting”: tra percezione visiva e comunicazione emozionale

Un laboratorio di pittura digitale attraverso un software di “paint” è un veicolo importante, che oltre ad avvicinare il bambino all’attività manuale attraverso strumenti quali mouse, touch screen e touchpad, lo aiuta a porre l’attenzione verso gli elementi del disegno e ad esprimere emozioni legate ad essi.

Da un “foglio” bianco, come guidare i bambini verso un laboratorio di pittura digitale?

Le modalità di progetto possono essere diverse, tra cui:

  • Costruire un percorso didattico con linee, forme e colore.
  • Disegnare o scrivere le prime lettere dell’alfabeto.
  • Costruire una storia (Digital Storytelling).

In un percorso di educazione all’immagine, per non far sopraffare il bambino tra i tanti oggetti presenti nella “tavolozza digitale”, è importante conoscere quelli che sono gli elementi del linguaggio visivo e che costituiscono la composizione di un disegno:

  • Lo spazio: rappresentato dal foglio elettronico, è l’area bidimensionale circoscritta entro la quale il bambino disegna.
  • La linea: segno grafico aperto tracciato utilizzando lo strumento digitale pennello, matita, gessetto, pennarello, ecc…dove il movimento della mano, è dato dalla retta o curva che il tratto presenta sul foglio digitale e la pressione, dai vari “spessori” che si possono abbinare a questi strumenti.
  • La forma: linea chiusa bidimensionale determinata da sagome geometriche sotto forma di strumenti.
  • Il colore: elemento del codice visivo. Per primo cattura l’attenzione e rimane impresso nella nostra memoria, coinvolgendoci emotivamente. Dalla tavolozza di un software di paint, sono preferiti dai bambini della fascia di età compresa tra i 3 e i 9 anni, colori intensi e ben definiti. Solo tra i 10 e i 12 anni, troviamo sperimentazioni di disegno con sfumature cromatiche. In alcuni software dedicati alla fascia di età per i più piccoli, la scala di colori disponibile è notevolmente ridotta.


Forma e colore:
I colori, oltre a coinvolgerci emotivamente, ci aiutano a distinguere le varie forme e a riconoscere gli oggetti.

Il colore per la sua complessità è stato spesso oggetto di riflessione ed analisi, dal mondo della fisica attraverso gli esperimenti sulla rifrazione della luce dell’inglese Isaac Newton, fino ad arrivare allo svizzero Johannes Itten, pittore, designer e maestro elementare. Quest’ultimo dedicò un’intera vita allo studio delle teorie dei colori, raccogliendo intuizioni ed esperienze di pittore ed insegnante di educazione artistica. Nelle sue teorie, studia così le leggi degli effetti cromatici come risultano alla visione e dimostra la possibilità espressiva del colore attraverso le forme geometriche.


"Teoria espressiva del colore" di Johannes Itten



Cosa accade, quando alcuni bambini hanno difficoltà a riconoscere quelli che per molti sono le diverse tonalità di colore?
Mi sono avvicinata in modo concreto a questo tema, nel momento in cui ho percorso i vari pannelli tematici della mostra “Come vedono i daltonici“, in cui spiegavano la visione daltonica dell’arte, della natura, dei cibi, degli oggetti del quotidiano, della moda e nella cartografia.

Questa frase, è per me la più rappresentativa per incominciare a comprendere il loro mondo:

"I colori sono solo un’impressione della nostra mente, per aggiungere informazione alla forma. In realtà il mondo è in bianco e nero. Vedere meno colori è quindi normale.”



Approfondimenti dal Blog:

Approfondimenti dal Web:


Fonti:
  • Folchi M. / Vitti E.  – Il meccanismo della visione. Saper leggere le immagini dell'arte e della comunicazione, Italo Bovolenta editore, Bologna 1997
  • Itten JohannesArte del colore. Edizione ridotta, Est editore, Piacenza 1997